Dott. Roberto Barbiani
Ricerca libera
17-10-2024

#14


126) Si può affermare, schematizzando molto, che nel corso della storia le classi dominanti occupavano il tempo a farsi la guerra, quelle dominate erano impegnate a sopravvivere! A partire dalla rivoluzione industriale nell′Occidente capitalistico, il lavoro diventa per tutti, a diverso titolo, l′opportunità più diffusa di sostentamento economico, di realizzazione personale e di relazioni interpersonali, oltre naturalmente che il modo più diffuso di occupare il tempo, di tenersi impegnati, di distrarsi da sé stessi. In quest′ultima accezione, non tanto o non solo perché questo consentiva di non pensare al comune destino, sintetizzato da Pascal nella ′miseria umana′, ma per il fatto che l′essere umano, non sottoposto a impegni e costrizioni, è destinato all′abbrutimento. La scritta ′Arbeit macht frei′, sui campi di concentramento nazisti, esprime, in maniera tragica e paradossale, questa sconsolata verità: il lavoro, come forma condivisa e universale di distrazione da sé stessi, assolve al compito di assegnare a ognuno dei vincoli che, tenendolo occupato in qualcosa, lo liberano dal pericolo di dover riempire diversamente il vuoto esistenziale, che lo condannerebbe altrimenti al degrado e all′abbrutimento. Non è un caso che l′industria dell′intrattenimento non sia mai in crisi e che macini profitti da capogiro! Intrattenersi è diventata una necessità inderogabile; le forme dell′intrattenimento vanno dal gioco al viaggio, dalle varie tipologie di spettacoli alla realtà virtuale, dagli sport all′ attività fisica, dalla lettura alla musica, dalla passione gastronomica agli interessi hi-tech. Anche le relazioni - sentimentali, affettive, sessuali, tradizionali, clandestine o virtuali - possono rientrare tra le varie forme di intrattenimento: sono tutte modalità concepite, oltre che per soddisfare i bisogni naturali, anche per evitare di sentire la percezione del vuoto esistenziale e del sentimento di angoscia che lo accompagna.

127) Quando l′Intelligenza Artificiale avrà completamente dispiegato le sue possibili applicazioni ai vari livelli della vita sociale e avrà sostituito l′uomo in tutte le attività di sua competenza, fra le quali il lavoro, l′umanità - finalmente libera da impegni e occupazioni, spesso alienanti - disporrà di una grande quantità di tempo completamente liberato da dedicare agli svaghi e al divertimento, il che potrebbe esporla al pericolo della ′noia mortale′! D′altra parte anche il desiderio si configura come uno dei tanti modi di affrontare (fare i conti con) la ′noia mortale′, come risulta evidente dalla ricerca, a volte frenetica, di stimoli o attività, che possano interrompere la monotonia e generare cambiamenti e novità nella propria vita. La noia si trova così da una parte a rappresentare paradossalmente il punto di arrivo della legittima aspirazione dell′umanità di liberarsi del lavoro (attraverso l′Intelligenza Artificiale) e dall′altra il punto di partenza di quell′attività per niente garantita e rassicurante, foriera anzi di frustrazione, che è rappresentata dal gioco del desiderio. A differenza del bisogno, che è stimolato da una mancanza, da un vuoto che chiede di essere colmato, il desiderio rimanda alla dimensione relazionale del ′desiderio dell′altro′, anzi lacanianamente ′dell′Altro′, che va oltre e non si esaurisce nella dialettica del riconoscimento, perchè esprime la spinta verso il desiderio del desiderio dell′altro. In questo senso il desiderio rimanda all′inquietudine di un vuoto che anela a riempirsi senza mai raggiungere il suo scopo, un vuoto che non potrà affatto essere saturato da un oggetto e nemmeno da un desiderio, perchè attratto ogni volta da un nuovo oggetto, da un nuovo desiderio.

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